Stampanti 3d sempre più veloci! Marketing vs Reality

Sta avvenendo un cambio della guardia, ovvero l’uscita sul mercato di una nuova generazione di stampanti 3D dedicate ai consumers, cosa che, negli ultimi giorni, è divenuta ancora più lampante viste le ultime stampanti di Creality, con la K1, Qidi ,con le nuove xplus, xmax e le imminenti news provenienti da Artillery e Anycubic. Si tratta per lo più di prodotti che si allineano, al limite della clonazione, con le offerte di Bambu Lab. Tuttavia in questo articolo non ho intenzione di scendere troppo nel dettaglio della situazione “cloni” e simili, ma fare una riflessione più ampia sulla direzione che la stampa 3d ed il marketing ad essa correlato hanno intrapreso.
Da un lato lo step evolutivo è innegabile, il fatto che si sia arrivati a portare nel mercato mainstream soluzioni con cinematica core xy (che in diversi aspetti è indubbiamente migliore rispetto alle ormai note bed slingers), enclosure, heated chambers, il tutto corredato da soluzioni all’avanguardia anche sotto il punto di vista software (vedasi arachne negli slicer, resonance compensation, interfaccia web completa e funzionale, per citarne alcuni), è sicuramente estremamente positivo, non solo per la tecnologia in sé, ma anche perché testimonia che l’interesse verso la stampa 3D e la fruibilità della tecnologia è in forte crescita.
Tuttavia il marketing nasconde, come sempre, alcuni aspetti da valutare e su cui riflettere.
In primo luogo stiamo assistendo al fenomeno del “chi spara il numero più grosso vince”. Mi riferisco alla velocità di stampa, ai mm/s per essere precisi. C’è chi dichiara 400, chi 500, chi 600 e sono fiducioso che qualcuno arriverà anche 700-800 mm/s.

Sempre più veloci!

Ho riscontrato in alcune community di stampa 3D che questi numeri, da un punto di vista marketing, funzionano, in particolar modo nei confronti di utenti non molto esperti e navigati. Questi valori sono incompleti ed il più delle volte non dicono granchè sulle velocità reali della macchina. Ci sono parametri come jerk (o square velocity nel caso di klipper), accelerazione, che impattano maggiormente sui tempi di stampa rispetto alle velocità. Per fare un esempio pratico, consideriamo la famosa benchy, che è una stampa di piccole dimensioni, un valore di 400-500-600 mm/s, non verrà mai raggiunto dalla macchina realmente durante la stampa, nemmeno negli spostamenti utilizzando accelerazioni di 9000 mm/s^2, perché non avrà mai lo spazio necessario al raggiungimento della velocità impostata nello slicer. Continuando con esempi pratici, considerando una Bambu Lab P1P che nei profili presenta un valore di accelerazione di 5000 mm/s^2 sulle pareti, che per quanto possa sembrare (e lo è rispetto a tantissime altre stampanti 3D) elevato, non è sufficiente al raggiungimento dei 250mm/s di velocità dichiarati nello slicer nella maggior parte delle stampe che farete con la stampante. Diventa chiaro a questo punto che dichiarare numeri come 600-700mm/s, magari impostati solo durante gli spostamenti, senza dichiarare accelerazioni, square velocity (o jerk) diventa puramente marketing e dunque una gara a chi dichiara il numero più grosso.

Ma a quale prezzo?

Dopo aver parlato di questo aspetto, vorrei passare al reale motivo per cui ho deciso di scrivere questo articolo, ovvero fare alcune riflessioni, in generale, sulla direzione evolutiva che la stampa 3D sta vivendo.
L’evoluzione non ha avuto un impatto solo sulle macchine, ma anche sui materiali stampabili, basti pensare che anni fa si stampava quasi esclusivamente ABS. Abbiamo visto un arrichimento dei cataloghi, specialmente sui materiali tecnici, a dir poco incredibile. Sono apparsi termoplastici arricchiti con fibre di carbonio (come PA CF, PETG CF), fibre di vetro, versioni del policarbonato sempre più semplici da stampare (come il PC PBT, PC Blend). Questo dipende in particolar modo dal fatto che la stampa 3d con tecnologia FDM ha attirato molto interesse specialmente da un punto di vista di progettazione/prototipazione. Chiaramente in molti si limitano a stampe puramente estetiche (anche se in questo la stampa a resina ha conquistato una grossa fetta di mercato) e non tutti utilizzano la stampante con scopi professionali e tecnici.
L’informazione, mi riferisco in particolar modo ai creatori di contenuti riguardanti la stampa 3D, non ha approfondito in modo, a mio avviso, soddisfacente sull’impatto che la velocità di stampa ha sulle proprietà meccaniche del pezzo finale, in particolar modo con i materiali tecnici. Del resto va tenuto presente che molti filamenti tecnici, arrivano con un data sheet, serio, attendibile e che indica anche le velocità consigliate.
Mio malgrado, per limiti di strumentazione, non ho avuto la possibilità di fare a riguardo test scientificamente validi. Uno dei pochi contenuti più recenti che tocca l’argomento è quello realizzato da CNC Kitchen.

 

Come si vede dai test effettuati, la velocità ha un impatto innegabile sulla resa meccanica del pezzo. Va inoltre sottolineato che questi test sono stati effettuati con il PLA, materiale che tendenzialmente è abbastanza facile da estrudere in grosse quantità volumetriche, non a caso i dati di flow degli hotend ad alto flusso sono ottenuti utilizzando il PLA ed ad elevate temperature (pertanto non validi in generale).
Si può facilmente ipotizzare che con materiali più tecnici, come nylon, policarbonato, ma anche un semplice petg o petg carbon fiber, l’impatto sarebbe persino più importante. Anche perchè sospetto che nel caso del PLA l’effetto venga mitigato in buona parte anche dal cooling, che stampando lentamente raffredda maggiormente la parte. A tal proposito sarebbe davvero utile, divertente e proficuo fare una serie di test e contenuti approfonditi. Approfitto infatti anche di questo articolo per spronare chi ha la strumentazione adeguata a farli e a creare contenuti con informazioni dettagliate per tutta la community.

A questo punto la riflessione sulla direzione verso cui il marketing spinge viene quasi spontanea. Se uno strumento quale la stampa 3d a filamento, utile in particolar modo da un punto di vista di progettazione e prototipazione, risente della velocità di stampa, probabilmente questa direzione, che ha indubbiamente portato con sé innegabili miglioramenti (vedasi preassure advance e resonance compensation), ha anche mostrato dei limiti, che vanno considerati e su cui bisogna riflettere, al fine di continuare a migliorare questa tecnologia.
Questa nuova generazione di stampanti è appetibile e porta nella fascia consumer un pacchetto davvero interessante e si tratta di un concreto miglioramento rispetto al passato, ma è anche importante utilizzare i mezzi che si hanno con la giusta consapevolezza e nel modo più corretto. A tal proposito anche un blog, un canale youtube, le varie community, sono un mezzo molto potente, che può influenzare il marketing, completare informazioni parziali, influenzare attivamente l’evoluzione di questa tecnologia, sottolineare i limiti delle soluzioni attuali e spronare a cercare di superarli. Ed è proprio con questo proposito, utilizzando questo articolo, che ho gettato il mio messaggio, dentro una benchy, nel grande mare della stampa 3D.

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